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Il DSCR, acronimo di Debt Service Coverage Ratio ovvero indice di copertura al servizio del debito, è un indicatore finanziario prospettico, utilizzato nella moderna analisi finanziaria per misurare la reale capacità restitutiva dell’azienda.

Questa sua capacità informativa gli conferisce una certa ambivalenza, in quanto può essere utilizzato:

  • sia in ottica bancaria, per verificare la sostenibilità del debito, quale indicatore IFRS 9 compliant (per l’elevato valore informativo che gli viene riconosciuto, le banche negli ultimi anni lo hanno sempre più integrato nei loro modelli di valutazione, vincolandolo principalmente alla concessione di finanziamenti a medio termine);
  • sia in ottica aziendale, per aiutare il management a meglio comprendere le dinamiche finanziarie dell’azienda, in un’ottica forward looking, cioè previsionale.

Nato negli anni ‘90 nel mondo del Project Financing come misura per valutare la sostenibilità finanziaria di un progetto di investimento – insieme ad altri indicatori poi rivelatisi di importanza secondaria quali il LLCR e il PLCR – in questi ultimi anni la sua popolarità è cresciuta a dismisura, in quanto le recenti crisi economiche hanno spostato l’attenzione sulla capacità dell’azienda di generare risorse finanziarie. Questo perché anche se l’impresa possiede ingenti attività e patrimoni, ma questi sono difficili da trasformare in liquidità (ad esempio i beni immobili) ciò non significa necessariamente che sia solvibile e in grado di far fronte correttamente agli impegni finanziari assunti nei confronti degli istituti di credito.

Oltre a ciò, la riforma della legge fallimentare, con l’applicazione a più riprese del nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, aveva posto in un primo momento l’accento su tale indicatore, codificato nel documento del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili del 20 ottobre 2019, e ritenuto in grado di intercettare precocemente le crisi d’impresa.

Il DSCR è un indice di natura finanziaria, pone quindi a rapporto due grandezze finanziarie, cioè due flussi, non limitandosi quindi a quantificare in maniera “statica” ad esempio l’ammontare totale del debito finanziario in relazione al patrimonio netto, ma analizza in modo dinamico e prospettico la capacità di rimborso del debito dell’impresa, considerando anche e soprattutto i piani di sviluppo aziendali.

Le modalità di calcolo del DSCR non sono affatto univoche: come per quasi tutti gli indici di bilancio esistono diversi approcci e modalità di calcolo.

La costruzione di tale indicatore, apparentemente un banale rapporto, è decisamente più sofisticata rispetto ad altri noti e molto utilizzati indici, per cui il suo calcolo presenta varie declinazioni a seconda di chi lo calcola o della finalità per cui lo stesso viene calcolato.

Così ad esempio, l’approccio bancario tende attualmente ad adottare un metodo per così dire “semplificato” per calcolare il DSCR, e ciò per ovvie esigenze di dover gestire grandi masse di operazioni.

Al di là delle varie formule, che vedremo più avanti, il DSCR nella sua formulazione classica è calcolato come un rapporto tra un flusso di cassa operativo e l’ammontare complessivo del rimborso del debito previsto, sia in quota capitale che in quota interessi, oltre a commissioni e altri onericorrelati al finanziamento stesso, per cui:

  • al NUMERATORE vi sarà un flusso di cassa derivante dall’attività ordinaria disponibile per pagare le rate;
  • al DENOMINATORE si dovrà riportare l’insieme delle quote capitale, degli interessi e degli altri oneri finanziari che dovremo restituire.

È facilmente intuibile come sia strettamente necessario che il numeratore sia maggiore del denominatore, pertanto che il DSCR sia maggiore di 1.

Più precisamente:

  • un DSCR maggiore di 1 significa che l’azienda produrrà flussi di cassa abbondanti rispetto ai rimborsi previsti; di conseguenza l’azienda manifesta capacità di far fronte ai suoi impegni nei confronti dei creditori finanziari;
  • un DSCR inferiore a 1 significa che l’azienda produce flussi di cassa di ammontare inferiore rispetto ai rimborsi previsti; in questo caso l’azienda evidenzia situazioni di tensione finanziaria e probabile difficoltà nel rimborsare i propri debiti.

Questo è vero, ma solo astrattamente. Infatti, dal momento che il calcolo si basa su dati prospettici e pertanto stimati, si ritiene che un rapporto pari all’unità non sia sufficiente da solo a garantire al soggetto erogante la tenuta finanziaria dell’operazione di finanziamento, ma sia necessario un adeguato cuscino di sicurezza.

Ecco perché concretamente nel mondo bancario:

  • per concedere nuovo debito, gli istituti di credito normalmente richiedono che tale indicatore sia almeno pari a 1,10–1,25;
  • per valori compresi tra 1,00–1,10 e l’esito non è sempre scontato, e diviene fondamentale fare ulteriori approfondimenti sull’azienda, che verranno sottoposti ad attento vaglio (molto dipende dalle previsioni a 1–2 anni dell’indicatore, dalla destinazione delle somme richieste e dalle garanzie offerte);
  • sotto il valore di 1,00 l’operazione è percepita come molto rischiosa, pertanto la richiesta di finanziamento con buona probabilità non verrà accolta.

Nel prossimo contributo verranno analizzate alcune delle principali modalità di calcolo del DSCR, con particolare riferimento al mondo bancario.


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Daniele Cherubini

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